
Gordon Matta Clark, l’anarchitetto chirurgo che ha dato valore agli edifici da demolire
In una New York provata dalla profonda crisi economica, la speculazione edilizia appariva un facile rilancio economico. Gli edifici erano innalzati per la loro utilità e poi erano abbandonati, per essere demoliti o sostituiti da nuovi immobili.
E mentre la maggior parte degli architetti degli anni Settanta cercavano aree edificabili per elevare costruzioni e creare profitti, Gordon Matta Clark dava vita al suo movimento formato da un gruppo di artisti che utilizzavano la fotografia, le performance e la scultura come mezzi espressivi della loro denuncia al fallimento dell’architettura.
Era il 1973, Gordon Matta Clark fondò l’Anarchitecture Group e cominciò la sua incessante attività, la cui natura era artistica e non architettonica.
Gordon scovava aree e palazzi abbandonati per eseguire i suoi building cuts, rivelando al contempo al mondo i problemi della società, lo squallore dei suburbi delle città e un legame fortissimo fra arti visive, architettura e filosofia.
L’anarchitetto ha inciso tagli, eseguito perforazioni e rimozioni localizzate a danno di edifici. Preciso come un chirurgo, determinato come uno scavatore, curioso come uno speleologo, lucido come uno scienziato: in Splitting taglia una casa suburbana in due, in Garbage Wall realizza una parete con materiali di scarto, in Circus incide solchi enormi circolari su solai e pareti, in Bingo asporta parti di pavimento, soffitti e pareti ad edifici abbandonati.
Il Marchio dell’artista
I tagli di Gordon erano un arricchimento alle strutture, perché per quanto provvisorie portavano il suo indelebile marchio e offrivano nuovi punti di vista. L’artista non sopportava che gli edifici e che intere aree fossero viste con interesse solo dagli investitori e speculatori. I nuovi fabbricati, a loro volta, sarebbero stati destinati al decadimento, i materiali decomposti dal tempo (Window Blow out, 1976).
Una tesi ancora oggi così attuale più di cinquant’anni dopo, e dopo infiniti errori e sbagli compiuti da architetti, costruttori e speculatori a discapito solo dell’estetica (ed etica) del paesaggio.
[Fonte testo e ph. architetturasostenibile.it]