
Rochester e Kodak, il tramonto di un’epoca che non ritornerà mai più
Rochester e Kodak, un tramonto lungo e inevitabile.
“Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto.”
Questo slogan ha caratterizzato la Kodak nei suo primi anni di vita, quando John Eastman iniziò la costruzione di un vero e proprio impero basato sulla fotografia e la produzione di pellicole fotografiche.
Ma, come la storia insegna, fu proprio un ex impiegato dell’azienda a dare il colpo di grazia alla Kodak, inventando la prima fotocamera senza pellicola. Il progetto fu proposto all’azienda di Rochester, ma venne scartato. Da quel momento in poi è iniziato il calvario.
Rochester era una piccola cittadina nella zona nord est degli USA, affacciata sul lago Ontario e molto vicina alle famose cascate del Niagara. 60.000 anime nel 1870, l’avvento della Kodak coincise con un incredibile boom demografico e gli abitanti quintuplicarono in soli cinquant’anni. Il declino del celebre marchio portò a un calo vistoso – ora sono circa 200.000 le persone che vivono in città – assieme con l’aumento di una disoccupazione che prima era sostanzialmente esistente.
Kodak, rinunciando alla produzione dei celebri rullini dal 2010, ha dovuto affrontare il concreto rischio di fallimento e diversificare il suo target di mercato, abbandonando il pubblico di massa e focalizzandosi su servizi a cinema e industrie.
Questo cambio di strategia ha fatto si che il numero di impiegati fosse tagliato in maniera netta, passando da oltre 60.000 persone a poco più di 5000.
Molti si riferiscono oggi a Rochester come a una ghost town, nonostante il polo universitario che accoglie circa 80.000 tra alunni, insegnanti e personale di servizio. La testimonianza di questa crisi è stata fotografata da Catherine Leutenegger, in grado di captare il declino dell’azienda e della città.
Ormai da una decina di anni si sta cercando di ripartire, cancellando il passato e demolendo il ricordo dell’azienda che ha caratterizzato il territorio per oltre un secolo.
Si riparte dalla demolizione degli edifici, demolizioni controllate con esplosivo. Si riparte dall’inizio, in un perfetto uroboro.
“Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto.”
Clic.
Boom.