
La storia del primo ecomostro, il villaggio Coppola di Castel Volturno
Direttamente dagli anni ’60, una storia di speculazione e malaffare tutta italiana.
Tutte le favole iniziano col più classico dei C’era una volta, anche quelle senza lieto fine. Proviamoci anche noi.
C’era una volta un territorio meraviglioso, in provincia di Caserta. Un litorale immacolato, una pineta secolare e acqua cristallina. A metà degli anni sessanta i fratelli Coppola hanno scelto quel litorale per creare la Miami italiana, un agglomerato urbano che avrebbe dovuto essere una vera e propria rivoluzione. Quello che è stato è invece una colossale operazione di magia: a fronte di un permesso di 500 licenze la famiglia Coppola costruirà circa 12000 edifici, 11500 più di quelli concessi. Non solo: discoteche, farmacie, otto grattacieli di dodici piani. Tutto abusivo e tutto alla luce del sole. Quello che la pubblicità spacciava per “la città dell’uomo, il paradiso dei fiori” era soltanto una grossa speculazione edilizia costruita con opere di bonifica indiscriminate che rovineranno il territorio per il prossimo secolo.
Negli anni ’70 il villaggio Coppola era una vera e propria città, con spazio per oltre 15000 persone. Con l’avanzare del tempo però gli abitanti si disamorarono della zona e le case divennero alloggio per le vittime dei terremoti irpini e di altre tragedie della zona. Nel 1995, dopo quasi vent’anni, la Procura riuscì a far chiudere la serranda su questa gigantesca opera abusiva, dando il colpo di grazia a una zona ormai già decadente.
Oggi alcune degli edifici del villaggio Coppola sono stati abbattuti. Si parla di affidare alla famiglia Coppola la riqualificazione dell’area, costruendo un campo da golf da 18 buche. Il resto del territorio è preda degli abusivi, dei delinquenti e della sporcizia. Quella che doveva essere la Miami italiana – come ha fatto giustamente notare un articolista – si è trasformata in una specie di Silent Hill.
Il primo ecomostro italiano, il villaggio Coppola, è una ferita ancora aperta nel litorale campano. E lo sarà purtroppo a lungo.