In passato vi abbiamo mostrato qualche otoprotettore, ossia quei prodotti che servono per la protezione dell’impianto auditivo di un lavoratore. Oggi analizziamo meglio le norme.
Come tutti i Dispositivi di Protezione Individuale, anche i sistemi che proteggono l’udito sono legati a specifiche norme europee. Soprattutto nel campo edilizio i lavoratori sono spesso sottoposti a continuo rumore che, alla lunga, può nuocere in maniera permanente. Un’inchiesta di EUROSTAT – vecchia una decina di anni – classificava la perdita uditiva addirittura come la quarta malattia professionale in termini di riconoscimento.
Secondo le recenti norme, i datori di lavoro sono tenuti a fornire ai propri dipendenti dei sistemi protettitivi per l’apparato auditivo. A seconda della quantità di rumore nell’ambiente di lavoro, bisognerà agire in maniera diversa. Sotto gli 80 DBA, il datore è tenuto solamente a fornire l’apparecchiatura, ma non viene ritenuto necessario indossarla. Sopra la quota di 85 DBA scatta l’obbligo, da parte dei lavoratori, di utilizzo.
Per capire la quantità di rumore a cui un operaio è sottoposto quotidianamente, lavorare con un semplice tosaerba porta l’orecchio già sopra la soglia limite. Chi lavora con un martello pneumatico arriva senza problemi a superare la soglia dei 110 DBA.
I danni all’udito sono spesso sottovalutati, erroneamente. Lavoratori che per 35 anni sono stati continuamente esposti a soglie di rumore attorno agli 85 DPA, e non si sono adeguatamente protetti, hanno il 15% di probabilità di incorrere in problemi di ipoacusia, ossia avere danni all’udito permanenti.
Il prossimo mese analizzeremo meglio la norma EN 352, quella che regolamenta i DPI dell’apparato uditivo.