
Patente a punti per l’edilizia: potremmo essere alla stretta finale?
Dopo il successo della patente a punti per gli automobilisti, il Governo ci prova con quella nel settore edile e, ovviamente, scoppiano le polemiche.
Il primo sentore della patente a punti era frutto del Ministro del lavoro Sacconi, nell’ormai lontano 2009. L’idea era quella di usare il settore dell’edilizia come prova e poi estenderla in tutti gli altri settori. Ma in cosa consisterebbe nello specifico questa patente a punti? Sostanzialmente è simile alla patente di guida, ossia le imprese avranno in partenza un determinato punteggio che verrà progressivamente decurtato in caso di violazioni in materia di salute e sicurezza sul lavoro. La stessa patente verrà estesa anche ai lavoratori autonomi.
Il punteggio della patente a punti sarà fondamentale per le imprese: non solo l’azzeramento porterà automaticamente alla sospensione dell’attività e alla chiusura dei cantieri ma avere un punteggio basso – o comunque sotto una soglia specifica – potrebbe impedire agli imprenditori di concorrere a determinati bandi pubblici.
Per ottenere la patente a punti le imprese e i lavoratori autonomi devono dimostrare di avere tutti i requisiti in regola – tra cui il famoso “requisito di onorabilità – e la capacità tecnica e finanziaria di garantire il rispetto delle norme anche successivamente, dimostrando di avere le adeguate competenze in materia di sicurezza sul lavoro.
Una decisione così non poteva che scatenare un vespaio di polemiche. Se il Segretario della Fillea Cgil di Arezzo Bertelli è favorevole – “Avvertiamo tutti la necessità di maggiore trasparenza e troppo spesso assistiamo alla nascita di pseudo imprese edili, prive della seppur minima qualificazione che s’inseriscono in un settore fortemente in crisi. La patente a punti contribuirà a evitare il problema.” – altri non sono dello stesso avviso. Secondo il presidente della API Edil di Teramo questa patente “è un provvedimento assurdo, che tende a uccidere chi vuole operare in modo corretto e aumenta solo la burocrazia e i costi.” Più deciso il no di Filippo Spanu, segretario regionale di Confartigianato Imprese Sardegna:
“La sicurezza sul lavoro non si tutela con la carta, il tempo perso, e ogni tipo di burocrazia ma con regole più chiare, controlli e responsabilità da entrambi i fronti. Il provvedimento pare invece essere finalizzato a ‘fare cassa’ sulle spalle delle imprese. Ricordiamo che il Testo Unico sulla sicurezza del lavoro contiene già le norme per garantire la sicurezza e per punire le violazioni. La tanto annunciata semplificazione, che fine ha fatto?”
Dall’ormai lontano 2009 è la terza volta che questa fantomatica patente a punti viene a galla senza mai essere ufficialmente ratificata. Teoricamente il punteggio dovrebbe variare a seconda della grandezza dell’impresa – più dipendenti, più punti – e i punti decurtati si dovrebbero recuperare tramite appositi corsi che, ovviamente, saranno a pagamento.
La domanda che si fanno più o meno tutti pero è questa: in uno stato dove la burocrazia e i ritardi dei pagamenti soffocano ogni giorni centinaia di imprese è proprio necessario introdurre nuove norme che rallenterebbero ancora di più tutte le procedure? Ai posteri – e a chi vorrà replicare – l’ardua sentenza…