
Demolizioni civili. A L’Aquila abbattuta la scritta della speranza
A quasi cinque anni dal tremendo terremoto, a L’Aquila la situazione è ancora molto lontana dal tornare alla normalità.
308 morti, 1600 feriti, 65000 sfollati. Il terrore che ha colpito i cittadini abruzzesi fatica a scomparire, come la terra fatica ancora a calmarsi. Nonostante le dichiarazioni di facciata del presidente del Senato Pietro Grasso, fatte il 6 aprile 2013, quarto anniversario del tremendo terremoto che ha devastato la città – “La ricostruzione de L’Aquila è una priorità nazionale” – le parole del sindaco cittadino sono state di ben altro tenore.
“Questo è l’anniversario più brutto, perché si è persa la speranza.” le parole del sindaco Massimo Cialente.
Oltre alle difficoltà logistiche della ricostruzione e alla lentezza burocratica, alcuni incredibili episodi di sciacallaggio hanno scosso la città. Le polemiche sulle fatture falsificate dalle imprese di pompe funebri durante i funerali solenni delle vittime sono veramente qualcosa che non si dovrebbe mai verificare in nessun luogo del mondo, meno che mai in un paese che si definisce “civile”.
La zona della demolizione è uno dei punti nevralgici della città, ma per capire come mai se ne è parlato bisogna conoscere un’ulteriore fatto: sui muri di quella concessionaria è apparso uno dei primi sussulti d’orgoglio degli aquilani, una scritta che era un misto di ricordo e voglia di non arrendersi.
“Siamo scossi ma… non molleremo mai! 06-04-09 h. 3.32”
Le ruspe e i getti d’acqua hanno coperto la demolizione della scritta che ora rimarrà solo nel cuore dei cittadini aquilani. Gli unici che, tra presidenti in visita, dichiarazioni di facciata e lentezze, stanno veramente combattendo una guerra personale contro tutti.
Non molleremo. Mai.